Un’Assemblea per il rilancio del polo bancario abruzzese

Un’Assemblea per il rilancio del polo bancario abruzzese

        L’assemblea degli azionisti Tercas del prossimo 29.07 segnerà finalmente l’inizio di una nuova era per Tercas e per Caripe, che potranno così tornare a rappresentare il punto di riferimento economico per un Territorio che, mai come in questa storica congiuntura economica, ne aveva sentito e ne sente un’assoluta necessità.

          Detto questo, siccome sia sotto il Gran Sasso che sulle rive dell’Adriatico sentiamo diffondersi un gattopardesco ritornello che non ci piace affatto, l’intervento del Fondo Interbancario e della Banca Popolare di Bari non deve trasformarsi in un’indulgenza plenaria nei confronti dei protagonisti, dei co-protagonisti e dei complici di una gestione scellerata e sotto molti aspetti, criminale: chi ha sbagliato (per usare un eufemismo…), chi ha aiutato a sbagliare, chi opportunisticamente ha taciuto e chi colpevolmente non si è accorto degli sbagli, deve pagare, se non dal punto di vista penale, almeno da quello patrimoniale!

          Come il signor Commissario ha avuto modo di affermare fin in occasione del primo incontro con il Sindacato, le responsabilità sono individuali ed ognuno dev’essere richiamato a quelle di sua competenza: purtroppo, finora questo nobile principio, nella peggiore tradizione italiota, è stato rigidamente applicato solo con taluni, guarda caso quelli che stavano in fondo alla scala gerarchica, senza nemmeno sprecarsi a graduare le colpe ed i relativi provvedimenti.

         Al di là delle fattispecie di cui si stanno occupando le Procure della Repubblica competenti (gli Abruzzesi hanno il diritto di sapere che fine hanno fatto 602 milioni che si sarebbero dovuti impiegare per lo sviluppo della loro regione), ci piacerebbe soprattutto sapere quali provvedimenti si andranno ad adottare nei confronti di quei rappresentanti di Bankitalia e della società di revisione del tempo, che hanno più di una volta certificato la validità dei bilanci di Tercas (gestione Di Matteo…), consentendo a questa di acquisire Caripe per 240 milioni e poi commissariandola poco più di un anno dopo!

        La stampa afferma che “secondo la Magistratura i conti di Caripe (e quindi quelli di Tercas) al momento dell’acquisto erano ‘gonfiati’, per dare una dimostrazione di solidità patrimoniale a Bankitalia”: strano, ai nostri tempi uno dei compiti istituzionali di Bankitalia era esattamente quello di scoprire se i conti delle sue controllate fossero ‘gonfiati’, come pure ci sembra fosse il compito delle società di revisione, ma forse oggi i compiti istituzionali sono diventati altri. A quando una vigilanza quanto meno Europea sulle banche? A quando l'stituzione di società di revisione indipendenti? A quando la separazione tra banche commerciali e banche d'investimento? Sono solo alcune delle proposte della Fiba-Cisl per evitare il ripetersi di simili eventi negativi. 

        Per quanto poi riguarda il caso di Caripe (finalmente chi di dovere è riuscito a commissariare la banca non commissariata…), non ci convince affatto la tesi secondo la quale si siano bruciati centodieci milioni (per sicurezza, dieci milioni in più del capitale sociale…) in due anni solo per via di accantonamenti prudenziali, seppur in percentuali molto superiori al consueto ed “al risanamento di vecchie partite tossiche del Banco Popolare”: ricordiamo benissimo come tra le condizioni di acquisto di Caripe da parte di Tercas fosse compreso il radicale accollamento delle partite non-performing da parte del Banco Popolare, per una cifra che superava di molto i cento milioni.

        Ci viene inoltre naturale chiederci che fine abbiano fatto altri cento milioni (notate il numero più o meno tondo che ricorre…), quelli del prestito obbligazionario Caripe del 2012: una volta tanto non per caso, la stampa locale attribuisce la perdita patrimoniale di Caripe e quindi il suo conseguente commissariamento ad “un depauperamento dovuto sostanzialmente alla bonifica di problemi di altri!  

Un capitolo a parte meriterebbe il perdurante ed assordante silenzio della Fondazione PescarAbruzzo, che pur dovrebbe già avere avuto qualcosa da spiegare ai suoi soci circa l’azzeramento delle sue quote societarie e che, a differenza della Fondazione Tercas non ha ancora chiaramente palesato la sua volontà di acquisire una partecipazione azionaria nella futura banca, cosa che rischia seriamente di cancellare il ruolo di Pescara nella stessa. 

Il Segretario Generale Claudio Bellini

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