I NOVE LAVORATORI REINTEGRATI DAL GIUDICE NON SONO “GRADITI” ALLA METRO ITALIA CASH &CARRY DI SAMBUCETO

I NOVE LAVORATORI REINTEGRATI DAL GIUDICE NON SONO “GRADITI” ALLA METRO ITALIA CASH &CARRY DI SAMBUCETO

Il salario usato come arma di offesa, di umiliazione per indebolire la dignità del lavoratore e portarlo a convincersi che all’interno della propria azienda non esistono le condizioni ambientali per poter realizzare la propria persona attraverso il lavoro e l’impegno professionale.

A  nostro modo di vedere è quanto si evidenzia dalla sorprendente ed opinabile decisione che la società METRO ITALIA CASH & CARRY SpA, ha adottato nei confronti dei nove dipendenti riammessi al lavoro, dopo essere stati licenziati per riduzione di personale a seguito di apertura di procedura di mobilità per crisi aziendale, dal Giudice del Lavoro di Chieti.

  

La società, non gradisce l’ordinanza giudiziale, e pertanto, preferisce pagare lo stipendio a vuoto, ma  “esonera”,  Colaleo Giovanni, Di Biase Sabrina, Paolone David, Scurti Sergio, Memmo Carmine, Forlizzi Romina, Baranello Fiorella, Aceto Antonio e Fidanza Miriana, dalla prestazione lavorativa.

E’ quanto, lunedì 7 aprile u.s., la Direzione aziendale, ha comunicato per iscritto, ai singoli lavoratori invitandoli anche, verbalmente,  a manifestare l’eventuale disponibilità al trasferimento in altra sede, oppure,  esprimere il gradimento per un’offerta economica incentivante all’uscita.

Una manifesta e aperta dichiarazione di “indesiderati”, ma ancor di più, una posizione “discriminante” nei confronti di questi lavoratori, che erano stati licenziati con la sola motivazione di essere  degli “esuberi”,  a causa della crisi economica, ma non perché ritenuti  improduttivi.

Invece, la verità forse è un’altra. Con questa decisione, la Direzione METRO, a nostro modo di vedere, non solo dimostrerebbe, di non essere in crisi economica, visto che preferisce pagare degli stipendi a lavoratori a cui nega la dignità ed il diritto al lavoro, ma anche,  che le motivazioni alla base della riduzione di personale erano di tutt’altra natura diversa da quelle  economiche e produttive.

Proprio qualche settimana fa, Papa Francesco, in una sua omelia all’Angelus domenicale, affermava che, se non si dà la possibilità all’uomo  di realizzare la propria esistenza attraverso il lavoro, questi si vede mortificato  nella dignità umana.

Altra grande contraddizione, sta nel fatto che si rende disponibile a trasferire i lavoratori negli altri punti vendita sparsi in Italia.

Qui viene da chiedersi, in quali punti vendita,  visto che in circa una sessantina delle oltre cento e passa strutture commerciali in Italia, risulta operativa  la cassa integrazione straordinaria sottoscritta a livello nazionale per sopperire ad analoga crisi di vendita.

Se ciò fosse possibile, guarda caso, perché si chiede proprio a questi nove e non a tutti e 75 i dipendenti della struttura chietina ?

E ancora, se è possibile trasferire lavoratori da Sambuceto in questi eventuali siti, perché non si possono utilizzare quei lavoratori che sono in CIGS ?

Domande a cui, forse METRO ITALIA CASH &CARRY SpA, dovrebbe fornire risposte chiare e convincenti ai nove lavoratori oggi oggetto di un "calvario" a cui sicuramente non aspiravano.

                     

                                                                                       LA FISASCAT CISL REGIONALE

                                                                                                       ABRUZZO

 

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