Solo grazie a grandi investimenti l’Abruzzo potrà ritornare a crescere.

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  • Modificato il: Martedi, 25 Luglio 2017
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L’ Abruzzo perde 17 mila occupati e 74 mila abruzzesi sono alla ricerca di un lavoro. Sono aumentate le famiglie a rischio di povertà o esclusione sociale;   cresce il divario economico e sociale  con le regioni del Nord, ma secondo gli ultimi valori  trimestrali dell’Istat, l’Abruzzo perde colpi anche rispetto a  quelle del Mezzogiorno.

Gli indicatori rielaborati dall’Aps M. Ciancaglini della CISL ci segnalano un calo delle persone occupate: siamo passati dalle 481  mila del primo trimestre 2016 alle 464 mila dello stesso periodo del 2017. Il tasso di occupazione è sceso nell’ultimo anno di quasi un punto e mezzo, ma se si amplia il margine di confronto la situazione è drammatica. L’indice si allontana sempre di più dagli obiettivi della strategia Europa 2020. Oggi il rapporto percentuale tra  gli occupati e la popolazione attiva è pari al 53,8 contro il 59,8 del 2008.

Scendono gli occupati e aumentano, di 4 mila unità, i disoccupati. Sono raddoppiate dal 2008 le persone che cercano un lavoro. Il tasso di disoccupazione è ritornato ai valori del 2013 toccando il 13,7. Oramai i valori ad un cifra decimale sono sempre di più un miraggio per l’indicatore della disoccupazione.

“Stiamo ancora pagando i disagi e le difficoltà causate dalle disgrazie del maltempo e del terremoto che hanno colpito l’Abruzzo all’inizio dell’anno. Quella ripresa che ci aspettavamo non è arrivata. È necessario agire subito con politiche attive per adottare misure a sostegno del mercato del lavoro abruzzese. Dobbiamo scongiurare il pericolo che il 2017 non si riveli l’ennesimo anno con più ombre che luci dopo i precedenti effettivamente disastrosi per la situazione economica ed occupazionale”, - dichiara il Segretario della CISL Leo Malandra.

Sono l’industria e l’agricoltura i settori più colpiti dalla crisi nonostante negli ultimi anni si sia riaccesa la speranza  di un piccolo rilancio.  Migliora invece la situazione nell’edilizia, nel commercio e nei servizi. L’apparato produttivo  stenta a ritornare ai livelli pre-crisi e il sistema economico non è competitivo, è in ritardo nell’innovazione e in deficit in termini di investimenti pubblici e privati in “ricerca e sviluppo”, nonostante le grandi aziende multinazionali.

Secondo il rapporto dell’Inps sul precariato le assunzioni a tempo indeterminato sono in una fase di preoccupante stagnazione. Poco più di 6 mila contratti nei primi tre mesi del 2017, quasi la metà rispetto allo stesso periodo del 2015, l’anno degli sgravi contributivi del Jobs act.  Le aziende tornano a prediligere i rapporti di lavoro a tempo determinato. “E’ un ulteriore segnale per ricordare ai nostri politici che per creare occupazione stabile è necessario garantire politiche di incentivi stabili per le imprese, che incidano in maniera reale sul costo del lavoro”.

 “L’abbiamo detto più volte, - continua Malandra -, la timida ripresa registrata l’anno scorso non è stata sufficiente per ritornare a crescere.   Il mercato del lavoro è debole, non riesce a recuperare i valori del 2008 e il mondo imprenditoriale continua ad avere problemi: le grandi imprese, maggiormente presenti sui mercati esteri, hanno continuato a registrare tassi di crescita più elevati rispetto alle aziende di minore dimensione,  grazie ad un buon andamento delle esportazioni.

 “Da dove ripartire? Secondo il Professore  Giulio Sapelli, - menziona Malandra –,  l’Abruzzo deve ripartire dal lavoro, dalla grande occupazione, dalle industrie. Ma tutto il sistema, con l’agricoltura, l’edilizia, il  turismo ed servizi, potrà funzionare e tornare produttivo solo se alimentato ed  incentivato da grandi investimenti,  in idee e risorse, pubbliche e private. Solo così sarà possibile creare nuova occupazione, contrastare il disagio  sociale ed  eliminare quelle disuguaglianze create proprio dalla deindustrializzazione dei nostri territori”.

Cgil, Cisl e Uil, subito dopo le calamità naturali, hanno proposto un documento unitario contenente 10 priorità non esaustive, dei problemi da affrontare con proposte per uno sviluppo equilibrato del territorio. “Il decalogo costituisce, - secondo il sindacalista della CISL -,  la base della "Vertenza Abruzzo" e proprio su questi punti si deve sviluppare un confronto duraturo e costante con la Regione Abruzzo, che deve essere incalzata nell’attuazione e anche nella rimodulazione e nella ripianificazione,  degli atti di programmazione già emanati in diversi settori di intervento: Masterplan, Patto per l'Abruzzo, Carta di Pescara, Riqualificazione del Sistema Socio Sanitario, Politiche Attive del Lavoro, Ammortizzatori sociali”.

“Alla luce della nuova fase che sta vivendo,-  incalza Leo Malandra- , l’Abruzzo ha bisogno di ulteriori risorse economiche. Dobbiamo rafforzare i momenti di dialogo e di collaborazione concreta tra le istituzioni, la politica ed il sindacato per favorire scelte riformatrici responsabili, orientate verso il tema degli investimenti pubblici e privati in ricerca ed innovazione:  sono questi  i veri fattori che possono ridare competitività all’Abruzzo", ha concluso il neo Segretario della CISL AbruzzoMolise ".

 

Il Segretario Generale    Leo Malandra

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